Non saranno gli Stachanov della chimica, però anche i gas nobili sono dei lavoratori rispettabili e timorati di Dio (ove per Dio si intende la Termodinamica).

O abbiamo forse dimenticato il ruolo dell'Elio nel raffreddare i nostri NMR? E l'importanza del Neon per l'omonima illuminazione? L'utilità dell'Argon per la realizzazione di atmosfere inerti, l'utilizzo dello Xenon come propellente per alcune sonde spaziali... Non si può dire che non si diano da fare!

Chiunque abbia seguito almeno un corso di chimica generale dirà:

Sì, ma la reattività?

Vero, hanno qualche problema ad aprirsi agli altri elementi e per paura di perdere i propri preziosi elettroni, si chiudono in se stessi come un ragazzino nella sua stanza in preda a romanticherie inconfessabili. Ma far socializzare i gas nobili è possibile, come dimostrato da Neil Bartlett, che nel 1962 realizzò lo xenon esafluoroplatinato, miscelando xenon ed esafluoruro di platino in una soluzione gassosa con SF6. Non fu proprio semplice come saponificare un estere, per carità, e le temperature hanno giocato un ruolo importante nel far uscire quel ragazzino dalla sua stanza, però è possibile, ecco. A causa dell'estrema stabilità dei gusci elettronici esterni, sono necessari reagenti estremamente reattivi, basse temperature (o alte pressioni), perché questi elementi facciano amicizia con gli sconosciuti o, addirittura, si dichiarino all'amata fino a legarvisi. Ma anche questa è chimica e c'è chi ha dedicato alla causa più di 40 anni; parliamo di Gary J. Schrobilgen, che ha lavorato con xenon e krypton fino a donare ai propri capelli una peculiare visibilità in notturna. E non per l'esposizione allo xenon, ma per le imprecazioni ripetute: non solo la sintesi richiede basse temperature ed attrezzature particolari, ma i composti ottenuti sono particolarmente sensibili all'umidità, al calore e sono forti ossidanti, cosa che li rende difficili da maneggiare.

Forse "difficili da maneggiare" non rende bene l'idea: come se l'instabilità dei prodotti non bastasse, ci si mettono anche i solventi ed i reagenti che sono tanto aggressivi da corrodere spesso anche il vetro, per cui la maggior parte delle reazioni vanno condotte in linee-vuoto metalliche o in reattori ad alta pressione di acciaio.

Recentemente, però, i chimici del laboratorio di Schrobilgen sono riusciti ad ottenere composti allo xenon dalla sorprendente stabilità. Hanno sintetizzato, per esempio, dei complessi di XeO3 coordinati con eteri corona dimodoché sembra che questi si posino sullo xenon come una sorta di tiara, conferendo al composto persino stabilità a temperatura ambiente. La cosa potrebbe sembrare abbastanza poco sconvolgente a chi non conosca lo XeO3, ma dovete sapere che, da solo, lo XeO3 è in grado di detonare per un nonnulla con la stessa naturalezza con la quale un piccione defeca sulla vostra macchina.

Questi risultati sperimentali hanno attratto i chimici teorici al campo e la collaborazione che ne è nata ha portato ad una maggiore comprensione delle proprietà di questi elementi e delle loro possibilità di legame. Eventuali molecole simulate dalla chimica computazionale, sicuramente stimoleranno ancora gli sperimentalisti a verificarne il potenziale in quello che si spera sia un circolo virtuoso. Sicuramente torneremo a parlarne.


Fonte: c&en