Carbone, virus e DNA sono tutti legati da un filo sottile, no anzi, da una radiazione sottile: quella di Rosalind Franklin.

Ricordata principalmente per il mancato (o appena parziale) riconoscimento dei suoi studi strutturali sul DNA, fu in realtà molto più che una cristallografa derubata. La sua attività di ricerca prese piede dalla chimica fisica con applicazioni sulla chimica dei materiali, poiché si occupò di approfondire la composizione, la densità, la struttura del carbone. Erano gli anni Quaranta ed il carbone era il carburante che muoveva il mondo: dai treni alle industrie metallurgiche che armavano l'Europa della Seconda guerra mondiale.

Rosalind_Franklin

Finita la guerra, la chimica londinese si trasferì a Parigi e conobbe Vittorio Luzzati, un esperto cristallografo; dal loro sodalizio scaturì un importante studio sulla caratterizzazione ai Raggi X di due differenti prodotti di combustione del carbone che fu pubblicato nel 1950. Tornò a Londra con in mano una borsa di studio per studiare al King's College: si sarebbe occupata di virus e non di un virus qualunque, ma del TMV (Virus del Mosaico del Tabacco) che ben presto sarebbe divenuto un modello biologico molto diffuso per la comprensione del codice genetico.1

2tmv_composite

Altre due scoperte dello stesso decennio furono l'alfa-elica delle proteine e la doppia elica del DNA.2 Affiancando a queste la struttura del TMV, si capisce quanto l'elica e gli elicoidi in generale possano aver segnato l'immaginario dei biologi molecolari degli anni Cinquanta: fu anche grazie alle immagini catturate abilmente dalla Franklin, le quali come abbiamo visto non si limitano a quelle trafugate da Watson e Crick, che questo immaginario venne a coagularsi nella mente di tutti ed a fungere da piattaforma di partenza per le scoperte successive.

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Nature 583, 492 (2020), Rosalind Franklin was so much more than the ‘wronged heroine’ of DNA, doi: 10.1038/d41586-020-02144-4 2: Creager AN, Morgan GJ. After the double helix: Rosalind Franklin's research on Tobacco mosaic virus. Isis. 2008;99(2):239-272. doi:10.1086/588626